Come Diventare Arbitro di Calcio

Scrive la FIGC sul suo sito ufficiale: “L’arbitro è colui che controlla il corretto svolgimento di una partita di calcio nel rispetto delle regole FIFA, IFAB e FIGC. Tale controllo viene svolto attraverso la collaborazione con gli assistenti arbitrali e, occorrendo, con il quarto uomo. Nell’ambito dell’evento sportivo, l’arbitro ha una funzione educativa. Tale posizione è determinata non dalla persona che è, ma dal ruolo che ha: è un cosiddetto Educatore funzionale”.

La strada per diventare arbitro del gioco più amati dagli italiani è molto lunga, ma non troppo difficile da intraprendere. Se l’ambizione è arbitrare in serie A, allora sarà necessario mettere in conto almeno 10 anni di gavetta.

I requisiti per accedere ai corsi sono: la cittadinanza italiana; avere compiuto 15 anni e non avere superato i 35 nel momento dell’iscrizione al corso; avere conseguito come minimo il titolo di studio della scuola dell’obbligo; avere un’irreprensibile condotta civile e sportiva; essere in possesso del certificato di idoneità alla pratica sportiva generica e della dichiarazione di attitudine specifica, che viene rilasciata dalla commissione medica arbitrale.
L’aspirante arbitro può scegliere se diventare arbitro di calcio a 11 o di calcio a 5 (quest’ultimo permette di arbitrare anche il famoso beach soccer). I documenti per il corso sono: certificato penale da richiedere al tribunale più vicino, dove si attesta la fedina penale pulita dell’aspirante arbitro, certificato di attività agonistica per l’arbitraggio nel calcio (si può fare alla ASL, o presso un medico dello sport, o presso un centro di medicina dello sport), fototessere per la futura tessera da arbitro.
La tessera da arbitro tra le altre cose dà diritto a ritirare un tagliando personale di ingresso in tutti gli stadi italiani, rigorosamente in tribuna, e per tutte le competizioni nazionali (coppa e campionato) a tutti i livelli.

I corsi per diventare arbitri di calcio sono gratuiti, e vengono organizzati annualmente dalle sezioni arbitrali che hanno sede in quasi tutti i capoluoghi di provincia e in tutti i centri in cui risiedano almeno quaranta arbitri.

Il punto di riferimento è l’A.I.A. – Associazione Italiana Arbitri, con le sue sezioni dislocate in tutta Italia. A Roma, ad esempio, sono due: Roma 1 – Generoso Dattilo e Roma 2. L’A.I.A. indice ogni anno il Corso Arbitri Nazionale, per iscriversi al quale ci si rivolge alla sezione dell’associazione più vicina: qui si ricevere la domanda di iscrizione al corso arbitri da compilare e consegnare. L’allievo dovrà sostenere un esame scritto e orale su argomenti di carattere disciplinare e tecnico. Inoltre un buon arbitro, che ambisce a muoversi in campi internazionali, dovrà imparare almeno 3 lingue.

La trafila, come si è già anticipato, è abbastanza lunga: si comincia arbitrando nei campionati minori, settori giovanili, e nella maggioranza dei casi non si riesce ad arbitrare una partita di promozione. La selezione è durissima e la sorte dipende quasi ed esclusivamente dai commissari speciali, ex arbitri che, dopo avere sostenuto un determinato corso, vengono inviati sui campi per osservare l’operato dei direttori di gioco. Questi ispettori danno una valutazione agli osservati speciali, e per chi ha ottenuto dei buoni voti viene promosso alla categoria superiore.

La strada per arrivare alla Serie A è decisamente lunga: almeno 10 anni di gavetta di arbitraggi ad alti livelli e di una buona dose di fortuna.